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Duchi. Storia di un nick, un logo e una squadra.

11 maggio 1980.
Le Aquile Ferrara, allora chiamate semplicemente “Champion” come il loro primo sponsor, disputano al Motovelodromo di Ferrara la loro prima partita, contro i più esperti Rams Milano.
Sarebbe più corretto dire la loro prima MEZZA partita, in quanto il match viene interrotto dagli arbitri ben prima del fischio finale, a causa di una rissa generale tra i giocatori stile Bud Spencer, durata almeno 20 minuti ininterrotti.
Sugli spalti, grazie alla campagna pubblicitaria architettata dal presidente Felloni, ci sono quel giorno centinaia di ragazzi ferraresi, incuriositi da un evento per quei tempi del tutto rivoluzionario. Inutile dire che la scazzottata in campo soddisfa appieno gli spettatori, ben più delle normali azioni di gioco di quello sport tanto complicato. E’ infatti un successo: il pubblico lascia il Velodromo ridendo e del tutto soddisfatto, proprio come se avesse assistito a uno spaghetti-western, per di più dal vivo.
In tribuna quel giorno c’ero anch’io, appena quattordicenne, e i giocatori in campo, così pesantemente bardati e sprezzanti del pericolo, mi sembravano tutti eroi. Volevo diventare uno di loro, ma come fare? Ero troppo giovane, avrei dovuto aspettare ancora qualche anno, il che mi sembrava una vera e propria ingiustizia anagrafica.
Nell’autunno successivo, il moroso di una mia compagna di liceo, all’uscita dopo le lezioni mi avvicina e mi chiede se mi piacerebbe entrare a far parte di una squadra di football americano giovanile, che le Aquile stanno formando. E’ la realizzazione di un sogno che pensavo ormai irrealizzabile. Chi ci avrebbe mai pensato? Una squadra di football GIOVANILE!
Nei giorni seguenti raccolgo tutte le informazioni disponibili in giro per la città (mica c’era internet a quei tempi!). Vengo così a sapere che il “fondatore” del team è una mia vecchia conoscenza, Alessandro De Pestel, un ragazzo che conosco e i cui genitori gestiscono la bellissima pasticceria, dove la domenica mezza città va a comprare i cannoncini di crema. Sandro è sempre stato un tipo simpatico e pieno di idee, non mi meraviglia che sia lui il promotore di questa bellissima avventura. Grazie al passaparola vengo a sapere che il primo allenamento della giovanile si terrà ai Tre Campi di via Canapa, un sabato pomeriggio, contemporaneamente a quello delle Aquile. Mi presento in motorino col mio compare Paso, e ci sono tanti ragazzi dai 14 ai 17 anni con le tenute sportive più improbabili. Di caschi e spalliere non se ne parla nemmeno, ovviamente, di grazia che abbiamo un pallone. Alcuni dei presenti li conosco bene, altri solo di vista, altri ancora sono visi sconosciuti. A parte Sandro, socievole con tutti come sempre, il clima generale è molto serio, quasi militaresco: dobbiamo giocare a football, roba da duri, mica si scherza! In realtà nessuno – a parte Sandro, da subito il nostro quarterback – sa da che parte cominciare. Non abbiamo un allenatore e nemmeno qualcuno delle Aquile che ci segua. Improvvisiamo alcuni giri di campo, esercizi ginnici e soprattutto scimmiottiamo quello che fanno i “grandi” sul campo a fianco. E’ comunque un pomeriggio memorabile, urliamo come marines durante i mitici “jumpin’ jacks” e le flessioni sulle braccia, tutti ne usciamo esaltatissimi.
E’ il primo di molti sabati pomeriggio su quel campo, dove piano piano cominciamo tutti a conoscerci meglio e dove nascono aneddoti che ancora oggi, quasi 40 anni dopo, restano ben vivi nella nostra memoria.
Oltre agli allenamenti, le Aquile si trovano ogni venerdì sera in una sala in prestito per delle lezioni di teoria, tenute da coach Miller, un sergente americano della base NATO di Vicenza. Anche noi ragazzini siamo ammessi a partecipare e così, gradualmente, iniziamo a scoprire almeno qualcuno dei mille segreti del football. E’ proprio in occasione di una di queste riunioni che la squadra giovanile decide di adottare un nome specifico, diverso da quello delle Aquile, per connotarsi meglio. Dopo una discussione sulle varie proposte, alla fine viene deciso con una votazione di adottare il nickname “DUCHI”, che ricorda il passato di Ferrara medioevale ed ha anche un che di nobile, guerriero e cavalleresco.
Manca solo un logo, che non tarda ad arrivare. In squadra c’è Alessandro Paltrinieri, studente di liceo artistico al Dosso Dossi, che in pochi giorni lo sforna ottenendo il consenso generale.

Vi è raffigurato un cavaliere in armatura mista football/guerresca, nell’atto di lanciare un pallone e con lo sfondo dello stemma comunale.

Passa qualche anno, la storia dei Duchi si arricchisce di altri episodi importanti, come il primo allenatore (Andrea Raucci, OL delle Aquile), il mitico primo allenamento-scrimmage con le attrezzature da gioco, i primi giocatori convocati in prima squadra, ecc.
Ma soprattutto quelle che erano conoscenze superficiali si tramutano in amicizie, favorite anche da uscite in gruppo per una pizza o un giro in centro. Gli aneddoti si moltiplicano, le leggende iniziano a fiorire.
La federazione AIFA nel 1983, sotto lo stimolo anche del presidente Felloni, decide di promuovere il primo campionato italiano giovanile. Si opta per una formula under 20, a 11 giocatori, e sei squadre si iscrivono al torneo. Per l’occasione viene realizzato un nuovo logo, che per la prima volta comparirà sui caschi, prestati dai fratelloni delle Aquile.
Nessuno sa cosa aspettarsi da questo campionato. Di sicuro ben pochi si aspettano che siano i Duchi a vincere. Ma nella finale, disputata proprio al Motovelodromo di Ferrara contro i Cobra di Torino (formazione mista Giaguari-Tauri), sono proprio i ragazzacci estensi ad aggiudicarsi il primo Youngbowl per 20 a 14.

Da allora sono passate molte stagioni, altre splendide vittorie sono state conquistate. Nelle fila dei Duchi sono passati centinaia di giovani ferraresi. Alcuni per poi diventare colonne portanti delle Aquile, altri che hanno interrotto prematuramente la loro “carriera” nel football.  Ma tutti, proprio tutti, portano nel cuore questa prima esperienza di gioco, i compagni di squadra e quel logo sul casco, che negli anni è stato “modernizzato” a più riprese, ma ha sempre mantenuto una propria identità e un proprio fascino.

Logo Duchi fine anni 80

Logo Duchi anni 2000

Si può dire che se il football senior, quello giocato dalle Aquile, rappresenti per un giocatore (con ovvie differenze) quello che negli USA è l’esperienza professionistica o del college, il football dei Duchi è invece l’omologo di quello giocato nelle high school. Lo spirito è puro, la fratellanza tra i giocatori il valore più importante. Si forma il carattere, aiutando i ragazzi più problematici. Si apprendono valori importanti che accompagneranno i giovani per tutta la vita, non solo nella sfera sportiva. Sul campo non c’è alcuna differenza sociale. Si gioca per la  squadra e per guadagnarsi il rispetto dei compagni.
Valore, Lealtà e Onore, questi sono gli ideali cavallereschi, e i più nobili tra i cavalieri in antichità si fregiavano del titolo di Duca.

Ed ecco il logo attuale, elaborato sempre da un Duca DOC come Alessandro Paltrinieri, così come il primo, che riflette la lunga e gloriosa storia della giovanile delle Aquile. Oggi come allora i Duchi sono una realtà nello sport juniores di Ferrara, con più di cinquanta ragazzi che si allenano e giocano assieme. Ognuno con la sua storia e il suo futuro, ognuno con un angolo speciale del cuore, dove conservare per sempre questa esperienza.

DUCHI FOOTBALL. MORE THAN A GAME.